Le grandi sfide della sostenibilità e del clima, approccio normativo o proattivo ?
I temi della perdita degli equilibri del clima, l’incremento medio delle temperature del pianeta, l’erosione dei terreni fertili da parte dei deserti, il depauperamento delle aree verdi del pianeta per “guadagnare spazio” alle colture, il sostentamento dei 10 miliardi di individui che presto popoleranno il pianeta;
tutto questo e la miriade di problemi connessi implicano l’attuazione coordinata ed urgente di politiche stringenti da parte di tutti i paesi del mondo; in questo caso è possibile attuare politiche restrittive, porre limiti e regolamentazioni che poi potranno essere “sforate” in caso di necessità e cicli economici negativi dai singoli governi oppure è possibile di fornire/utilizzare strumenti virtuosi il cui adotto abbia un effetto diretto e positivo; in questo secondo caso prevale l’approccio in cui “vincono tutti”.
Come l’arretramento dinnanzi ai deserti e il depauperamento delle aree verdi del pianeta sono strettamente connessi
La guerra contro la desertificazione in molte parti del globo è una battaglia persa per mancanza di interventi governativi ed abbandono delle colture marginali da parte dei piccoli agricoltori che preferiscono lasciare i terreni “di confine” per la loro scarsa produttività e il rischio costante della perdita dei raccolti per siccità ed eventi atmosferici avversi; le tre conseguenze naturali di questo processo sono:
– La migrazione di intere popolazioni verso aree ancora coltivabili con l’effetto di aumentare la pressione su dette terre fertili che risulteranno quindi risorsa sempre più scarsa,
– L’aumento dell’ inurbamento con le immaginabili conseguenze sulle deboli infrastrutture urbane dei paesi poveri,
– L’ abbandono di enormi porzioni di terreno al deserto;
in situazioni di questo tipo l’unica opportunità di guadagnare aree coltive in zone già presidiate da altri gruppi umani è quella di sottrarle alle aree verdi (foreste/aree ad alta biodiversità), i “polmoni del pianeta” che in questo modo verranno costantemente depauperati e sostituiti da campi di monocoltura con cicli produttivi altamente impattanti per l’ambiente ( e per l’equilibrio di Co2).
L’Agricoltore “marginale” non può permettersi di sbagliare
La debolezza dei piccoli agricoltori Africani comune quelli di ogni altra area “povera” del pianeta è che per chi ha un reddito di poco superiore a quello della sopravvivenza non c’è possibilità di “sbagliare” annata; la perdita del raccolto di un anno non mette a repentaglio il reddito familiare ma ne mina le possibilità di sopravvivenza; in uno scenario così fatto è ovvio che l’agricoltore sarà limitato nelle scelte delle colture propendendo non già per quelle con la marginalità di guadagno maggiore ma per quelle con il tasso di resistenza alla siccità maggiore che guarda caso sono anche le varietà meno produttive e meno richieste dal mercato;
“Kilimo Salama”, quando l’Assicurazione permette di scegliere
Il sistema assicurativo proposto da “Kilimo Salama”, attivo in Kenia, Ruanda e Tanzania a partire dal 2009 va proprio nella direzione di proporre un modello ad impatto “positivo” sulla produzione del cibo e sul recupero dei territori a rischio desertificazione da parte dei piccoli agricoltori e delle popolazioni locali.
Una soluzione economicamente neutra per le casse degli stati ma virtuosa è quella di permettere agli agricoltori delle terre a rischio desertificazione (o abbandono) di accedere a forme assicurative a basso costo che proteggano il loro reddito in caso di siccità e attacchi che depauperino il raccolto azzerando il rischio di scendere sotto la soglia di sopravvivenza anche in caso di annata negativa.
La grande intuizione di Kilimo Salama risiede nel fatto che parte dalla presunzione che il sistema di assicurazione agricola si debba auto sostentare (al contrario di quanto avviene in Europa ove il sistema assicurativo agricolo è pesantemente finanziato); per permettere ciò è necessario addivenire ad economie di scala poderose che permettano al sistema di funzionare mantenendo premi bassi per ettaro assicurato in modo da permettere agli agricoltori “marginali” che possiedono piccoli appezzamenti non serviti da sistemi irrigui ed a bassissima intensità di meccanizzazione di “comprare” le coperture.
I costi delle polizze di “Kilimo Salama” vengono mantenuti bassi grazie alla possibilità degli agricoltori di aderire alle coperture e pagare direttamente tramite cellulare (l’Africa, per motivi logistici e geografici è il paese in cui la penetrazione dei sistemi bancari che utilizzano il cellulare è più alto al mondo) ed alla rinuncia completa ad un sistema “distributivo fisico” sul territorio che risulterebbe grandemente dispendioso in zone in cui i trasferimenti tra un paese e il successivo possono richiedere giorni;
la seconda innovazione riguarda la completa rinuncia a qualunque tipo di burocrazia in fase di sottoscrizione in quanto l’oggetto della copertura viene verificato (in base agli ettari) solo in fase successiva al sinistro, questo azzera la burocrazia in fase assuntiva riconducendola ad un semplice invio di SMS ( al contrario nel caso del modello europeo il sistema di sottoscrizione delle polizze è pesantemente burocratizzato e per nulla efficiente),
la terza e decisiva scelta riguarda il fatto che riconoscendo la difficoltà (e gli enormi costi connessi) di effettuare perizie in loco “Kilimo Salama” ha sviluppato un sistema di verifica del sinistro “siccità” tramite satellite; in questo modo si eliminano i costi di invio di periti e le visite in campo (con relative contestazioni).
Gli effetti sul reddito
Da quando gli agricoltori africani possono decidere di assicurare le proprie colture non solo proteggono il proprio reddito programmando gli introiti dell’annata con largo anticipo (e quindi potendo decidere come affrontare future spese e investimenti) ma i fatturati medi degli appezzamenti agricoli sono aumentati in maniera decisa;
infatti l’ adesione a forme assicurative permette di pianificare colture differenziate e ad alto reddito mentre i contadini che non possono accedere alle coperture sono costretti a optare per semine a basso reddito che hanno più probabilità di riuscita, sono meno attaccabili dalla siccità ma hanno redditività e produzioni per ettari bassissime, questi agricoltori sono quindi costretti nel circolo vizioso delle mono colture a basso reddito mentre coloro che hanno la possibilità di aderire a Kilimo Salama sono ben favorevoli alla spesa di qualche euro per ettaro a fronte della garanzia di ricevere un rimborso anche in caso di annata siccitosa e di perdita totale o parziale del raccolto.
Gli effetti sull’ambiente
Gli agricoltori che possono scegliere le colture in cui cimentarsi sviluppano maggior reddito, possono investire, acquistano nuovi terreni, acquistano macchinari con i quali aumentano le rese per ettaro e possono scavare canali per il trasporto di acqua per irrigazione aumentando ulteriormente le produzioni,
i terreni divengono finalmente produttivi e le popolazioni residenti non sono più costretti ad abbandonarli, le annate “negative” diminuiscono in frequenza (per effetto della meccanizzazione e della possibilità di irrigare); il deserto non riesce più ad avanzare e perde terreno; migliaia di ettari vengono riguadagnati alla produzione del cibo.
Assicurazioni alleate della sostenibilità
Trovare forme di assicurazione che siano allo stesso momento economicamente auto sostenibili (i soldi pagati dagli Utenti sono sufficienti al pagamento dei sinistri ed alla gestione dell’infrastruttura) ed abbiano un effetto positivo ed attivante nei confronti di processi ecologici e sociali è una sfida che implica che l’approccio alle “serie storiche” tanto caro alle Compagnie tradizionali deve essere affiancato sempre più da soluzioni emergenti da modelli predittivi che tengano conto dell’impatto sociale delle assicurazioni; in futuro le compagnie potranno essere eccellenti alleate delle politiche della sostenibilità degli Enti sovranazionali e dei Governi locali, combinando prodotti sviluppati su specifiche esigenze sarà possibile indirizzare i comportamenti delle popolazioni e la ricaduta sull’ambiente e sulla struttura sociale.
E’ obbligo di chi “fa assicurazioni” porgere quindi una particolare attenzione ai “bisogni del pianeta” mettendo le proprie strutture al servizio di queste necessità; non si tratta di una nuova forma di beneficenza ma al contrario di sviluppare nuove aree di business ove l’esigenza di “fare utili” e quella dell’equilibrato sviluppo delle popolazioni servite e dell’ ambiente possono coesistere.