Negli anni passati, al fine di tutelare il patrimonio storico motoristico sono state concesse importanti agevolazioni (fiscali e assicurative) a mezzi che avessero determinate caratteristiche tecniche e vetustà almeno ventennale (purchè non adibite a usi professionali), purtroppo col tempo le maglie della “storicità” dei veicoli si sono ampliate tanto che oggi (solo per parlare delle autovetture) in Italia abbiamo oltre 4 Milioni di veicoli “storici” o presunti tali; le agevolazioni di cui detti veicoli godevano andavano da un bollo ridotto fino all’ accesso a tariffe assicurative scontate e non ci vuole un esperto matematico per rendersi conto dell’ insostenibilità di questo sistema in termini di imposte ed accise mancate per Stato Regioni e Provincie.
Per dare una idea del vantaggio assicurativo di cui detti veicoli godono basti pensare che mediamente una polizza “storica” costa 120 euro anno contro i 450 di una Rcauto tradizionale, analogo discorso vale per il Bollo sostanzialmente ridotto di cui godono/godevano oltre 4 milioni di vetture.
Quando si pensa alle imposte rinunciate dal settore pubblico non si deve guardare solo al Bollo ma anche al mancato introito derivante dall’ imposizione sulle polizze, perchè un conto è il 27% su un premio da 90 euro, uno la medesima aliquota su un contratto da 350 o 400 euro.
La questione appare ancora più interessante se si tiene conto che gran parte dei 4 milioni di veicoli viene utilizzata quotidianamente al fine di garantire la comune mobilità urbana ed in questo caso l’assurdità è che si vanno quindi a beneficiare con sgravi fiscali veicoli altamente inquinanti ed in stato di manutenzione sovente piuttosto precario.
Sarebbe interessante se si ponesse mano ad una organica e sistematica migrazione delle agevolazioni da veicoli semplicemente vecchi che beneficiano di tassazioni di comodo verso mezzi elettrici infinitamente più efficienti e sicuri, con l’effetto netto di dare spinta ulteriore al mercato, abbattere l’impatto ambientale e migliorare la sicurezza del parco circolante, in questo senso pare che ci si stia muovendo a leggere la recente “legge di stabilità” che rimette in discussione la reale “storicità” dei veicoli con meno di 30 anni.
Con le risorse recuperate dalla regolarizzazione di questi veicoli sarebbe possibile attuare una riforma del parco circolante verso il “green” a costo zero di grande impatto; potrebbero essere infatti messe in campo le seguenti soluzioni:
– Abbattimento dell’ aliquota Iva sull’acquisto di veicoli elettrici,
– Mantenimento dell’ esenzione bollo,
– Reintroduzione degli incentivi all’ acquisto,
– Abbattimento imposte su Rcauto
Riguardo all’ ultimo punto, al fine di agevolare il trasporto pubblico e la mobilità elettrica sarebbe quindi auspicabile che le Provincie e le Regioni abbassassero l’aliquota delle imposte gravanti sulla RCAuto per veicoli elettrici e servizio pubblico (Autobus), infatti in forza di una relativamente recente normativa (D. Lgs 6 maggio 2011, n. 68), le province delle regioni a statuto ordinario hanno la facoltà di variare, a decorrere dal 2011, l’aliquota dell’imposta gravante sui premi R.C. Auto, attualmente l’imposta varia dal 12,5% al 16%, sarebbe interessante chiedere alle Provincie di rinunciare ad un introito per agevolare l’utilizzo dei mezzi pubblici e l’acquisto di veicoli elettrici; rinunciare ora ad un indotto finanziario per migliorare la viabilità e la qualità delle nostre aree urbane potrebbe uno scambio equo e vantaggioso per tutte le comunità.
Quanto sopra potrebbe già essere sufficiente e chiudere l’argomento se non fosse che l’effetto netto del passaggio da una mobilità di “veicoli storici” a una “elettrica” porterebbe ad un aumento dei premi medi di polizza (in virtù delle garanzie accessorie Incendio/Furto ecc.) e quindi l’aumento in valore assoluto delle imposte incassate dagli Enti.